Utilità dell'area luminale minima dello stent come predittore di restenosi angiografica dopo intervento coronarico percutaneo nell'infarto miocardico acuto


HORIZONS-AMI è stato uno studio clinico randomizzato, prospettico, a doppio braccio, che ha valutato differenti regimi antitrombotici e tipi di stent in pazienti con infarto miocardico con sopraslivellamento ST ( STEMI ).

Un sottostudio di ecografia intravascolare ( IVUS ) ha arruolato 464 pazienti con dati al basale e di follow-up di 13 mesi provenienti da 36 Centri di cura.
Tra questi pazienti, ne sono stati valutati 318 con 355 lesioni.

La restenosi angiografica si è verificata in 45 lesioni su 355 ( 12.7% ).

L'uso di stent di metallo nudo ( 45.5% vs 21.2%, p minore di 0.001 ) e il diabete mellito ( 29.5% vs 10.9%, p minore di 0.001 ) sono stati più frequenti nei pazienti con restenosi, rispetto a quelli senza.

L’ecografia intravascolare postprocedura ha mostrato una superficie minima luminale ( 5.6 vs 6.7 mm2, p minore di 0.001 ), superficie minima dello stent ( 5.7 vs 6.9 mm2, p minore di 0.001 ) e area media di riferimento del lume ( 7.7 vs 9.7 mm2, p minore di 0.001 ) più piccole in caso di restenosi, rispetto alla non-restenosi.

All'analisi multivariata, la superficie minima dello stent è risultata un predittore indipendente di restenosi angiografica ( odds ratio, OR=0.75, p=0.009 ), oltre al diabete mellito, all'uso di stent in metallo nudo e a una maggiore lunghezza dello stent.

Le placche ipoecoiche dietro le maglie dello stent hanno avuto la tendenza a predire meno restenosi binaria ( p=0.07 ).

In conclusione, alla ecografia intravascolare è emerso che una più piccola area minima dello stent era un predittore indipendente di restenosi angiografica dopo primo intervento percutaneo nei pazienti con infarto miocardico con sopraslivellamento ST, in modo simile ai pazienti con malattia coronarica stabile. ( Xagena2012 )

Choi SY et al, Am J Cardiol 2012; 109: 455-460



Cardio2012



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